Nelle ultime settimane, il Lago Trasimeno è stato teatro di un preoccupante fenomeno di moria di pesci, che ha attirato l’attenzione di cittadini, pescatori e autorità ambientali. Centinaia di esemplari morti, soprattutto carassi (Carassius auratus), sono stati trovati sulle sponde del lago, suscitando domande e preoccupazioni sullo stato di salute dell’ecosistema lacustre.
Grazie al lavoro congiunto di ARPA Umbria, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche, della USL Umbria 1 e della Protezione Civile, è stato possibile identificare con maggiore precisione le cause alla base di questo evento.
Le cause della moria
Il fenomeno è stato attribuito a una combinazione di fattori ambientali e microbiologici, che insieme hanno creato condizioni letali per alcune specie ittiche:
1. Scarsa ossigenazione delle acque
L’arrivo precoce delle alte temperature ha contribuito a ridurre significativamente la quantità di ossigeno disciolto nelle acque del lago. Questo ha messo in grave difficoltà i pesci, in particolare quelli che vivono vicino al fondale e che sono più sensibili a cambiamenti repentini nella qualità dell’acqua.
2. Eutrofizzazione
L’elevata presenza di nutrienti, soprattutto azoto e fosforo derivanti da scarichi agricoli e civili, ha favorito la proliferazione di alghe. Quando queste muoiono e si decompongono, consumano ossigeno, peggiorando ulteriormente la situazione. Il lago, già vulnerabile per la sua bassa profondità media, diventa così particolarmente sensibile a questi squilibri.
3. Presenza del batterio Aeromonas hydrophila
Le analisi hanno riscontrato un’elevata carica di questo batterio opportunista, che prolifera in acque calde e stagnanti. Sebbene non sia pericoloso per l’uomo, può causare setticemia nei pesci già indeboliti dalla carenza di ossigeno, contribuendo alla mortalità osservata.
Le specie colpite
Il carassio è la specie più duramente colpita dalla moria. Questo ciprinide, già considerato alloctono ma ampiamente diffuso nel lago, è più sensibile agli sbalzi di ossigeno e agli agenti patogeni in condizioni di stress ambientale. Tuttavia, si segnalano anche casi isolati di altre specie in difficoltà, a conferma di un ecosistema sotto pressione.
Le misure adottate
La Regione Umbria ha attivato una task force composta da:
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ARPA Umbria
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USL Umbria 1
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AFOR (Agenzia Forestale Regionale)
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Protezione Civile
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Comuni del comprensorio del Trasimeno
L’obiettivo è duplice: da un lato, procedere con la rimozione delle carcasse per evitare problemi igienico-sanitari; dall’altro, monitorare in tempo reale la qualità delle acque e l’evoluzione del fenomeno.
Inoltre, si sta valutando l’adozione di interventi strutturali, come il prelievo di acqua dalla diga di Montedoglio, per migliorare l’ossigenazione e la qualità complessiva del bacino.
Un campanello d’allarme
Eventi simili sono già accaduti in passato, ma secondo ARPA, la moria di quest’anno è avvenuta in anticipo e in forma più estesa, segno che l’equilibrio del lago è sempre più fragile. Cambiamenti climatici, pressioni antropiche e inquinamento diffuso stanno mettendo a dura prova uno dei principali patrimoni naturalistici dell’Italia centrale.
Conclusioni
La moria di pesci al Lago Trasimeno rappresenta un segnale d’allarme per tutti: istituzioni, cittadini, pescatori e ambientalisti. È il momento di unire le forze per proteggere il lago, promuovendo una gestione sostenibile delle risorse e interventi concreti per migliorare la salute delle acque.