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Palamite a spinning con Hart Pesca

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SPINNING ALLE PALAMITE CON I PRODOTTI HART PESCA

Nonostante si possa pensare il contrario, lo spinning è una tecnica di pesca difficile da praticare per la presenza di svariate variabili che aumentano i coefficienti di difficoltà. Spinning non significa solamente lanciare un artificiale e recuperare. Spinning vuol dire saper interpretare lo spot che ci si trova davanti, sapere quali prede si possono insidiare e di conseguenze scegliere accuratamente l’attrezzatura da utilizzare. Importantissima è la scelta dell’artificiale, la cui dimensione e peso possono fare la differenza, oltre alla giusta velocità di recupero e la rigidità della canna. Insomma, lo spinning richiede molto “senso dell’acqua”. In acque interne la difficoltà è alta, ma quando ci si sposta sull’ambiente marino il coefficiente di difficoltà si impenna. Se in un torrente, lago o fiume si possono distinguere i posti dove sicuramente si può insidiare la preda, in mare è tutta un’altra storia. Si parla di un bacino d’acqua immenso, dove ogni posto può essere buono ed a volte si lancia senza sapere cosa si può trovare davanti alla propria strada. Il mare è croce e delizia. Il cappotto è dietro l’angolo, anzi, il cappotto otto volte su dieci è assicurato, ma quando si trova la giornata giusta può regalare enormi soddisfazioni. Serra, barracuda, spigole, palamite, leccie stella ed amia, aguglie, allitterati, riccole, lampughe e tante altre specie. Il mare presenta una quantità infinita di predatori che si possono insidiare anche da riva. Durante il periodo pasquale abbiamo approfittato della festività per passare qualche giorno di relax in Liguria, con l’obiettivo di riuscire a catturare almeno un predatore come era successo nella precedente uscita di Matteo a gennaio quando catturò un bell’esemplare di barracuda. Inoltre, è stata anche l’occasione ideale per testare sul campo alcuni dei prodotti dell’azienda spagnola Hart Pesca.

Mai però ci saremmo immaginati di capitare nel pieno periodo di avvicinamento a rive delle mangianze di palamiti ed allitterati che, seguendo piccoli esemplari di pesce azzurro come i bianchetti, si sono spostate a poche decine di metri dalla spiaggia e dai moli liguri al punto da essere a semplice tiro di lancio con le canne da spinning. Si è trattato di un avvenimento che è comune durante l’inizio della primavera, legato soprattutto al cambiamento di stagione ed alla temperatura dell’acqua che si sta pian piano riscaldando. Considerando l’attrezzatura che avevamo con noi della Hart Pesca, non potevamo che essere più fortunati. Gli allitterati e le palamite sono pesci che vanno pescati normalmente con canne di lunghezza tra i 240 ed i 300 centimetri, decisamente rigide in grado di lanciare pesi anche oltre i sessanta grammi di peso. Non esiste un vero e proprio artificiale per queste specie, in quanto normalmente i pesci di mare sono molto aggressivi e più predatori possono attaccare lo stesso artificiale. Nella propria cassetta è opportuno avere a disposizione una vasta di gamma di artificiali, almeno una quindicina di modeli diversi ed almeno un paio per tipo in caso di rottura durante la pescata come inchiku, lipless e metal jig. Nel nostro avevamo a disposizione alcuni modelli targati Hart Pesca: Light Inchiku della linea Rock & Street, Omoi, Toro, Skin Bait e Skin Minnow, Shore Bait, Shore Minnow e Slim Minnow. Per quanto riguarda l’inchiku, si tratta di un piombo scorrevole su una cordicina, alla cui estremità inferiore è attaccato un ciuffetto siliconico simil calamaro con due ami, il cosiddetto “Assist”. Il Toro è invece un interessante artificiale simil metal jig lungo circa 14 millimetri e dal peso di 56 grammi, che permette dei lanci a lunghe distanze fino ad ottanta metri per cercare di raggiungere le mangianze nei punti dove gli altri non sono in grado di arrivare. Per quanto riguarda invece gli altri modelli citati, si tratta di artificiali dal peso tra i trenta ed i quarantadue grammi, con forma molto allungata, sia palettati che non palettati, che sono ideali per la pesca a jerk. Nel corso delle prossime settimane andremo a vedere più in dettaglio alcuni di questi prodotti, anche se per quanto riguarda gli artificiali Skin Hart abbiamo già realizzato in passato un interessante articolo (CLICCA QUI).

Come avviene la pesca nelle mangianze e, più in generale, pescando in mare. Si hanno due modalità di jerkata in base all’artificiale che si sta utilizzando. La classica jerkata è quella che si effettua “strappando” la canna verso il basso e girando a scatti il mulinello. E’ quella che si fa usando i classici lipless o palettati corti. La seconda modalità invece prevede la canna alta utilizzando i jig o gli inchiku. Una volta lanciata l’esca si lascia andare l’esca verso il basso, in modo che vada in profondità di almeno un metro e mezzo. Dopo di chè si inizia a dare degli strappi verso l’alto permettendo al jig di venire verso la superficie. In pratica l’esca avrà un movimento particolare basso-alto-basso. Un po’ come si fa pescando a jigging dalla barca. Ecco spiegato anche il motivo per cui è necessario essere muniti di un’attrezzatura robusta, almeno che sia una spin 45 grammi. Ottimamente si sono comportate un paio di canne targate Hart Pesca come la Absolut Toro Predator che noi abbiamo provato nella misura da 7.6 piedi con casting 20-60 grammi. Una canna che ben si è comportata nel momento in cui Andrea ha attaccato la palamita di dimensione maggiore che si può vedere nella foto di copertina, utilizzando lo Skin Minnow. Pescando però da riva a distanze oltre i cinquanta metri è più consigliabile l’utilizzo di canne più lunghe come per esempio le Shore Power Evo da 2.85 e 3 metri per sfruttare al massimo tutta il peso dell’artificiale. Un prodotto che non abbiamo avuto modo di utilizzare, ma che testeremo prossimamente.

Quando si pesca nelle mangianze è molto importante cercare di lanciare oltre il branco di pesci per cercare di entrarci in pieno con la propria esca. Solamente in questa maniera si hanno più possibilità di riuscire ad effettuare delle catture. Altro punto fondamentale è il filo da utilizzare. Il trecciato è la soluzione migliore, ma considerando il continuo stress a cui viene sottoposto per la continua serie di lanci, è fortemente consigliabile munirsi di dimensioni comprese tra 0.14 a 0.22 millimetri, a cui aggiungere uno spezzone di circa un metro e mezzo di fluorocarbon di misura non inferiore agli 0.35 millimetri. Per quanto riguarda i mulinelli, è opportuno un recupero veloce, almeno da 5.2:1 in su nellla misura del 4000 – 5000. Come detto la pesca a spinning in mare è difficile, ma lo è ancora di più sulle mangianze. Può sembrare una cosa semplice visto che si pesca all’interno del branco, ma così non è. Se il pesce predato è molto piccolo, gli allitterati possono non essere interessati alle esche che gli potremmo presentare. E’ però un’esperienza indimenticabile quella di poter pescare in una situazione in cui il pesce è letteralmente impazzito e nel giro di poche ore può “esplodere” in frenesia alimentare in superficie. Ciò porta a scatenare una certa adrenalina nel pescatore, proprio perché è un fenomeno a cui non si assiste certo tutti i giorni o tutti gli anni. Normalmente queste situazioni si possono avere attorno all’alba ed al tramonto, in poche parole al cambio di luce quando il cielo è limpido, mentre possono durare diverse ore anche nell’arco della giornata in caso di forte nuvolosità o addirittura durante i temporali.

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