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Pesca a waggler a galla

La pesca a waggler a galla con corte inglesi in 2 pezzi e l’ausilio dei pellet waggler, ha ormai raggiunto un numero di estimatori e praticanti davvero vasto. Anche questa tecnica è importata dai pescatori anglosassoni, che fanno della praticità e semplicità la loro arma più letale. Ad ogni situazione corrisponde una soluzione. Questo modo di intendere la pesca anche agonistica, colloca i pescatori inglesi sul podio dei più efficaci interpreti mondiali da molto tempo.

Nel caso dei pellet waggler si è trovata la soluzione per insidiare i numerosi branchi di carpe che sostano vicino la superficie durante il periodo temperato/caldo. Vista la necessità di alimentare la zona di pesca con la fionda e far arrivare costantemente le esche scelte per la sessione vicino il nostro galleggiante, le distanze di pesca non saranno mai abissali. Tutto dipenderà appunto dal tipo di esche utilizzate e dal loro peso specifico.

Nel caso dei pellet, si può arrivare anche ad utilizzare diametri 10 mm e le distanze si allungano decisamente. Al contrario, se si utilizzano mais, larve, canapa ed in generale  tutte le esche molto leggere, la distanza sarà sicuramente inferiore. L’efficacia di questa tecnica si basa prevalentemente sulla frenesia alimentare scatenata dall’arrivo in acqua di poche esche disponibili per molti pesci. Il famoso detto “chi prima arriva, meglio alloggia”!

Per evitare di rimanere senza cibo, le esche vengono ghermite con irruenza e sottratte velocemente ai competitori. Come detto in precedenza, questo approccio viene solitamente utilizzato per ricercare carpe ed amur. Ma se lo si adatta un po e si prendono i giusti accorgimenti, può essere anche una pesca in velocita’ rivolta al pesce bianco. Gardon, scardole, cavedani, carassi, breme… una folta schiera di pretendenti si presenta interessata.

Invece dei pellet o di qualsiasi esca voluminosa e/o pesante, utilizzeremo bigattini, mais dolce in chicchi piccoli (la scelta è fondamentale se si vuole ottenere l’effetto di tenere i pesci “a galla”), canapa. Il tutto utilizzando fionde morbide e con pouch piuttosto piccoli per riuscire a lanciare a buone distanze esche così piccole e leggere.

L’intervallo di pasturazione sarà dettato dalla risposta dei pesci In termini di affondate;  comunque sempre meglio preferire fiondate più frequenti ma con poche (a volte pochissime) esche per volta. Solitamente con questo tipo di esche si preferisce utilizzare sottili Crystal waggler molto sensibili, ma le ferrate a vuoto davvero non si contano. L’idea di utilizzare proprio i più pesanti e rudi pellet waggler, viene dalla necessità di diminuire il più possibile gli errori in fase di ferrata. Se si esegue tutto in maniera corretta, anche questi piccoli avversari si autoferrano grazie al binomio competizione alimentare – resistenza all’affondata del waggler.

Attrezzatura

Scelgo una 11′ in due pezzi piuttosto parabolica, che mi permetterà di lanciare agevolmente galleggianti 6/8 gr e nel contempo, di gestire terminali che possono arrivare anche a 0.10 mm. La lunghezza di quest’ultimo, sarà di circa 80 cm ma durante la giornata potra’ rendersi necessario  accorciarla anche fino a 30! Tutto dipende da quanto velocemente i pesci reagiscono alle fiondate di esche. Gli ami saranno proporzionati alla pesca del pesce bianco, quindi misure 18/20/22 a seconda se innescheremo un piccolo chicco di mais od una o due larve scodinzolanti.

Mulinello taglia 3000 con lenza madre 0.16 sarà più che sufficiente per contrastare le prede che andremo ad insidiare ed i pesi esigui che dovremo lanciare.

La Lenza

La lenza pescante dovrà essere semplice e soprattutto a prova di ingarbuglio. Si appone un piccolo float adaptator con moschettone direttamente sulla lenza madre, si brillano circa 15/20 cm della stessa, chiudendola con un nodo ad otto e lasciando una piccola asola sulla parte terminale (anche questa chiusa con un nodo ad otto) che servirà per collegare il terminale tramite congiunzione asola su asola, esattamente come nella pesca al colpo.

Se si vorrà ottenere un effetto molto naturale in fase di caduta, l’intero terminale sarà lasciato in bando libero di scendere insieme alle esche fiondate praticamente alla loro stessa velocità; se invece vorremo fare affondare più velocemente il tutto basterà apporre uno o due pallini numero 9 o 10 equidistanti e lasciando sempre almeno 30 cm dall’esca. Veniamo ora alla fase di alimentazione della zona di pesca. Abbiamo accennato all’uso di fionde adatte allo scopo ma più che un accenno è una vera e propria regola! Senza uno strumento adeguato l’intera strategia di pesca sarebbe inutile.

Capite quindi da soli quanto sia importante la scelta della fionda giusta. Elastici morbidi e progressivi, struttura sottile e maneggevole, pouch della dimensione e forma adeguata. Tutte caratteristiche che ci permetteranno lanci sempre precisi a buone distanze con esche leggere e delicate. La frequenza di alimentazione, invece, sarà dettata dall’attività e risposta dei pesci così come la quantità da lanciare ad ogni fiondata. Personalmente preferisco partire con lanci piu frequenti e poche esche (circa metà del pouch).

La fase di caricamento del lancio sarà la stessa utilizzata per la pesca all’inglese con frustate decise per raggiungere distanze ben superiori a quelle di pesca. Questo ci permetterà di fare affondare il filo tramite immersione della punta in acqua e recupero veloce con il mulinello. Un’ ultima, veloce, decisa frustata finale con la canna verso l’alto per stendere perfettamente gli ultimi metri e saremo in pesca. Una pesca all’inglese in tutti i sensi con alcune modifiche adattate perfettamente allo scopo

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